Speriamo che sia femmina
Titolo originale: "Speriamo che sia femmina" Italia 1985
Regia: Mario Monicelli
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Attorno ad un casolare immerso nella campagna toscana gravita un gruppo di donne, diverse per estrazione sociale ed età. Elena è la capofamiglia e si occupa della tenuta insieme alla figlia minore, che alleva cavalli: Elena ha anche un'altra figlia e accudisce Martina, la figlia della sorella, che non si può occupare della bambina perché fa l'attrice. Insieme ad Elena, nella villa, vivono anche la domestica e sua figlia Immacolata; unico uomo è il vecchio zio Gugo affetto da Alzheimer.
L'ex manto di Elena, il conte Leonardo, vorrebbe entrare in società con lei e aprire uno stabilimento termale sul terreno della tenuta, ma il progetto non convince Elena e nemmeno il fattore, suo fidato consigliere.
Un giorno il conte Leonardo, giunto alla villa per il progetto delle terme, fa un giro in auto con lo zio Gugo e, affidandosi alle indicazioni dell anziano nel corso di una manovra, scivola in una scarpata e muore. La stessa sera le bambine, Martina ed Immacolata, non rientrano a casa gettando gli adulti nel panico. La mattina dopo le bambine tornano accompagnate dal fattore, mentre la polizia reca la notizia della morte del conte. Dopo il funerale che vede riunita tutta la famiglia, Elena decide di vendere la tenuta e lasciare lo zio Gugo in una casa di riposo. Tuttavia, quando si rende conto che la villa è un punto di riferimento per tutte le donne della famiglia e per lo zio - che nel frattempo è scappato dalla casa di riposo - decide di ritornare sui suoi passi. Emergono con grande incisività, nel film, le dinamiche familiari e sociali che determinano la decisione del ricorso all istituzionalizzazione di un paziente alzheimeriano. II valore contenitivo della famiglia, fondato sugli affetti, si sfalda se e privo di un progetto terapeutico che accompagni l'evoluzione ingravescente della malattia e la integri nel proprio tessuto esistenziale.